Il mio incontro con la psicoterapia della Gestalt è stato del tutto casuale e improvviso ed è stato subito amore. Agli sgoccioli del mio percorso universitario mi sono ritrovata a dover affrontare l’ennesimo tirocinio formativo obbligatorio senza il quale non avrei potuto abilitarmi alla professione.
Spinta da una scarsa motivazione e decisamente spaventata dalle 1000 ore non retribuite obbligatorie per potere finalmente fare il lavoro per cui tanto avevo studiato, ho contattato a tappeto quasi tutte le sedi convenzionate con la mia università. Ho ricevuto pochissime risposte, quelle poche avevano delle richieste assurde (tipo garantire la prestazione del servizio sei ore al giorno sei giorni a settimana, ripeto, non retribuite) e l’unica sede che ha risposto proponendomi una reale formazione ed un percorso fattibile e persino interessante è stata la SGT di Torino.
Per un anno intero ho avuto la possibilità di formarmi gratuitamente e di imparare nella pratica come fare colloqui e come lavorare con l’altro. Ho potuto mettere in pratica e iniziare ad affinare il mio stile e il mio approccio in un luogo sicuro e protetto, sotto la guida di diversi formatori con esperienze trasversali. Ciò che più di ogni altra cosa mi ha colpita e fatta innamorare di questo approccio psicoterapeutico è stato scoprire che la Gestalt mi offriva la possibilità di essere me stessa, di essere autenticamente me all’interno della relazione terapeutica con il paziente.
Non avrei dovuto interpretare un copione, vestire i panni asettici della psicologa che “studia” chi ha di fronte ma avrei potuto conoscere l’altro standoci autenticamente in relazione. Ridere, piangere, emozionarmi, coinvolgermi in questa relazione terapeuta-paziente erano possibilità contemplate e auspicabili. Avevo finalmente trovato la mia strada. Mi sono iscritta alla scuola a gennaio del 2015, dopo un anno di tirocinio, ancora affamata di conoscenza e curiosa di imparare sempre di più. A dicembre 2018 ho concluso il mio percorso formativo da psicoterapeuta ma sono certa che continuerò a formarmi e a voler crescere e camminare su strade gestaltiche
La psicoterapia della Gestalt ha tante interpretazioni quante sono le persone che la teorizzano, studiano, praticano. Io posso solo affermare cosa io ho compreso e come utilizzo nel mio lavoro ciò che credo di aver carpito durante questi anni di formazione.È una teoria che ha basi umanistiche, fenomenologiche, esistenziali e si concentra sulla capacità di autoregolazione tra l’individuo e il suo ambiente e sulla reciprocità di influenze che uno esercita sull’altro dando luogo ad un continuo cambiamento. Questa influenza reciproca crea una sorta di continua modificazione di entrambi che può portare a far emergere nuove figure assimilabili dallo sfondo (che può essere inteso come un bacino di stimoli non ancora organizzati che fanno parte dell’esperienza/ambiente dell’individuo).
Attraverso la sperimentazione di nuove possibilità, di risposte non meccaniche e creative che l’individuo può permettersi di agire nella relazione terapeutica ha luogo, nel suo qui e ora, la possibilità di costruzione di nuovi adattamenti creativi che vanno a porsi come alternative ai vecchi schemi e modelli. Il ruolo del terapeuta in questa scoperta è quello di sostenere il paziente nella presa di consapevolezza di modalità acquisite che l’individuo vive come disfunzionali e di accompagnarlo nella ricerca di nuove alternative più funzionali e costruttive per il suo qui e ora.
Il terapeuta gestaltico sviluppa sempre più la capacità di stare con il paziente con quello che c’è, esplicita l’ovvio rendendolo visibile e comprensibile, utilizza sé stesso come strumento per conoscere l’altro e sorreggerlo nella strada che conduce alla presa di consapevolezza. Tutto ciò avviene in un ambiente protetto, all’interno di una relazione protetta, quella terapeutica, in cui lo psicologo psicoterapeuta si pone in una condizione di sospensione di giudizio che facilita l’incontro autentico con chi ha di fronte.
Dott.ssa Giulia Fenu
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Il primo colloquio conoscitivo è gratuito